mercoledì 4 gennaio 2012

 

PERCEZIONE E CONSAPEVOLEZZA

Alla base del funzionamento di una persona c’è il suo modo di percepire la realtà, è possibile allora chiederci che cosa permette di cambiare la nostra percezione della realtà? Ad esempio potremmo credere che ‘tutti sono cattivi e non ci si può fidare di nessuno’, come diceva infatti qualcuno: ‘homo ominis lupus est’; oppure che ‘tutti gli uomini sono inaffidabili’ o che ‘di tutte le donne è meglio non fidarsi’ o 'che non si incontrerà mai la persona giusta' o 'che ci si innamora sempre della persona sbagliata' oppure di ‘essere speciali’ o di ‘essere buoni’, oppure come sosteneva Cartesio: ‘Cogito ergo sum’ , cioè ‘io sono le mie idee, i miei pensieri’. Ma è possibile domandarci: ‘Perchè vedo queste cose così?’, ‘come mai costruisco così la realtà?’ ,‘Cosa dice questo di me?’ Io credo che sia possibile spostare fuori di sé o assumersi la responsabilità nella percezione della propria realtà. Se si mette la responsabilità di ciò che si percepisce al di fuori di sé, si potrà dire ad esempio: ‘che tutti se ne approfittano di me perché il mondo è ingiusto’; se ci si assume la responsabilità delle proprie percezioni probabilmente ci si domanderà: ‘perché mi comporto in modo che percepisco il mondo ingiusto, come se tutti ce l’avessero sempre con me?' Rimanendo vero il fatto che di alcune persone è meglio ‘non fidarsi’, il problema nasce quando leggiamo la realtà nei termini assoluti, come se tutti e sempre fossero inaffidabili, cattivi, oppure al contrario come se tutti e sempre fossero buoni e degni di fiducia. Le parole ‘tutti’ e ‘sempre’ diventano delle lenti che non si possono più togliere dagli occhiali, con i quali vediamo il mondo: ad esempio pensando di avere sempre ragione, di essere sempre speciali o buoni. Concludendo La realtà quindi altro non è se non la nostra visione delle persone e delle cose, per questo possiamo cambiarla, ma facendolo cambiamo noi stessi non il mondo. Per dirla in un modo più ‘Zen’: se pieghiamo un cucchiaino con la forza della mente, come si vede nel film ‘Matrix’: si piega la mente…ma non è mai possibile un vero cambiamento della mente se non c'è un cambiamento anche nel corpo. Perchè ci sia un vero cambiamento nel modo di pensare, deve avvenire un cambiamento nel modo di sentire: nelle sensazioni, nelle emozioni, nei sentimenti...in tutto ciò che è umano e questo può avvenire proprio quando ci domandiamo ‘Perchè vedo queste cose così?’, 'Cosa dice questo di me?’… questa domanda di ‘consapevolezza’ potrebbe essere l’inizio del cambiamento.

 

‘GLI OCCHIALI’ DELLA NOSTRA REALTA’

E’ possibile spostare fuori di sé o assumersi la responsabilità della propria percezione della realtà. Se si crede ad esempio di ‘non potersi fidare di nessuno e che quindi tutti sono cattivi’, oppure che ‘tutti gli uomini sono inaffidabili’ o che ‘di tutte le donne è meglio non fidarsi’ o 'che non si incontrerà mai la persona giusta' o 'che ci si innamora sempre della persona sbagliata'...è possibile chiedersi: perché vedo queste cose così? Perché costruisco così la realtà? Se si mette la responsabilità di ciò che si percepisce del mondo al di fuori di sé, si potrà dire ad esempio: ‘che tutti se ne approfittano di me perché il mondo è ingiusto’; se ci si assume la responsabilità delle proprie percezioni probabilmente ci si domanderà: ‘perché mi comporto in modo che percepisco il mondo ingiusto, come se tutti ce l’avessero sempre con me?' Rimanendo pur vero il fatto che di alcune persone è meglio ‘non fidarsi’, il problema nasce quando leggiamo la realtà nei termini assoluti, come se tutti e sempre fossero inaffidabili, cattivi, oppure al contrario come se tutti e sempre fossero buoni e degni di fiducia. Le parole ‘tutti’ e ‘sempre’ diventano come delle lenti che non possiamo più togliere dagli occhiali, con i quali vediamo la realtà....questa consapevolezza potrebbe essere l'inizio del cambiamento.

 

PAURA DI MORIRE E DI VIVERE

Di solito la paura che si ha della morte è proporzionale alla paura che si ha della vita. Infatti è possibile rendersi conto di essere spaventati dalla morte accorgendosi di quanti momenti di paura si vivono durante la giornata, affrontando le persone, le situazioni, le cose da fare. Credo che riuscendo a vivere  pienamente non si ha paura di morire.



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