mercoledì 18 gennaio 2012

 

LA CONOSCENZA DELLA DIFFERENZA ... E LA COSCENZA DI SE'


E' possibile conoscersi solo cogliendo differenze e uguaglianze rispetto a se stessi, nelle altre persone. Ma perché sia possibile occorre portare alla consapevolezza le proprie ombre. Portare alla luce i sentimenti e le emozioni significa attivarli per la prima volta o ‘riscoprirli’ ed è quello che permette di esistere. Un sentimento e un’emozione che sono come ombre nel buio sono possibilità di essere non realizzate, perchè sono delle parti incapaci di esprimersi, simili a papille gustative mai attivate per conoscere il ‘sapore’ della vita: nella relazione d’amore con un’altra persona si dà ai sentimenti ed alle emozioni il diritto di esserci, di prendere il loro posto. L'amore accoglie e dà diritto a quelle parti di esistere. E’ l’amore di chi guardandoci, sa distinguere il confine di un sentimento che si muove nell’inconsapevolezza, lo vede e lo fa esprimere, come fece Michelangelo, vedendo la forma che era racchiusa all’interno di un blocco di marmo, ma invisibile all’esterno. Solo chi conosce ed ha attraversato l'inferno, come Virglio che guida Dante, può affiancarsi a questa ombra e farla diventare ‘umana’ parlandole. Quindi è possibile conoscersi, grazie alla consapevolezza di chi si è, che fa cogliere l’uguaglianza e la diversità, ma occorre portare alla luce la nostra ombra. E’ possibile conoscere se ci si conosce, se si sa chi si è. Porsi davanti a qualcuno fa sentire in un certo modo, ma è il contatto emotivo che fa conoscere che dà il 'sapore' della persona. Ma il ‘sapore’ è la nostra reazione a quella persona  ed  è  come mangiare un mandarino o descriverne la forma, il colore e la dimensione, questa è la differenza tra sapere e conoscere. E’ chiaro che esiste la predisposizione per sentire il gusto di una persona e ‘riconoscere’ se ad esempio è dolce o aspra, come esistono le papille gustative per gustare il sapore di un mandarino.. ma il gusto dice della possibilità  di provare dei sapori, ma non dice nulla della cosa  assaporata e di come è in se,  come degli  occhiali da  sole  non  dicono nulla dei colori del mondo ma dicono del modo di vederli;  si parla della capacità di ‘sentire’, che diventa la mappa attraverso la quale ci si muove nel territorio, ma che non è il territorio,  rappresentandolo.  Questa predisposizione, questi recettori però funzionano per riconoscere qualcosa che già si conosce, per ‘uguaglianza o differenza’. Occorre poi comprendere se ciò che si percepisce parla di se e che cosa dice dell’altro; sapendo che quello che dice dell’altro è possibile coglierlo a partire da se stessi, dalla propria esperienza ‘implicita’ cioè quella emotiva senza parole ed ‘esplicita’ legata al pensiero, al ricordo. Si sente se una persona è dolce, solo se si conosce la dolcezza per esperienza, perché si è predisposti a fare l’esperienza della dolcezza, come si è predisposti avendo le papille gustative a fare l’esperienza del gusto dolce o aspro di un mandarino; però occorre uno stimolo che per il palato è un mandarino, perché il gusto venga svegliato, come quando si dà per la prima volta ad un bambino, che ha succhiato sempre latte, il succo del limone: le papille gustative si svegliano. Si è predisposti per gustare, sentire, ma occorrono le persone adatte per fare quell’esperienza: che aiutano a ‘diventare se stessi’. A seconda delle persone che si incontrano si può diventare in un modo oppure in un altro. Si è come si è, perché predisposti a essere ‘svegliati’, ma l’ambiente nel quale si vive determina gli stimoli che favoriscono la nostra crescita ed il nostro adattamento. Mi viene da pensare che non sono importanti gli stimoli che si ricevono per primi, ma la qualità di questi stimoli o di queste persone: se sono accoglienti, se sono stimoli d’amore oppure no. In altre parole si possono incontrare degli occhi scuri angelici e azzurri freddi come il ghiaccio e viceversa, quindi non è importante il colore degli occhi ma l’amore che trasmettono, che a seconda dell’esperienza faranno pensare che gli occhi azzurri sono sempre freddi e quelli scuri sempre accoglienti, ma non è così quella è stata solo l’esperienza personale. Una cosa non è meglio o peggio dell’altra è solo diversa dall’altra il proprio giudizio di valore parla della propria esperienza ed anche della capacità di ‘metterla da parte’ per aprirsi al nuovo. Il punto è rendersi conto che è possibile cambiare la percezione della realtà, solo scoprendo la possibilità di percepirla nel modo che è per se più appropriato, questo significa essere legati al corpo; ad esempio se si è alti cm 1,50 è possibile diventare più 'consapevoli di cosa si vede' ma non vedere cosa significa essere cm1,80. Per semplificare utilizzando la metafora del ‘se si fosse un oggetto cosa si sarebbe’, essendo un martello sarebbe possibile comprendere cosa significa per sé martellare; se si fosse una forbice si comprenderebbe cosa vuol dire saper tagliare. Conoscere chi si è, aiuta a comprendere i limiti, nel senso che permette di sapere che se si è ‘un martello’ si notano i chiodi tra le cose della realtà...ma non ci sono solo chiodi, ma anche carta, stoffa... che possono essere ‘percepite’ diversamente da chi è ad esempio una 'forbice'....vedere in un panorama le montagne quanto sono alte è diverso dal coglierne la bellezza, ma esistono tutti e due i modi per vedere quello che c'è.

 

CONOSCERE LA DIFFERENZA...

E' il contatto emotivo che fa conoscere che dà il sapore della persona. E’ come mangiare un mandarino o descriverne la forma il colore, la dimensione: questa è la differenza...

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