domenica 12 febbraio 2012

 

I DONI DELLA MORTE...HARRY POTTER

Da bambini ci si identifica con i genitori e senza accorgersi anche, con le loro parti violente, che sono quelle che per educare hanno fatto del male ‘ingiustamente’. Questo nell’adulto, diventa poi un modo di sentire, pensare e agire del quale non è consapevole. L’identificazione è un meccanismo che porta ‘l’altro dentro di se’ senza elaborarlo, è un po’ come mandar giù un boccone intero, senza masticarlo. Per scoprire se stessi e crescere occorrerà poi ‘disidentificarsi’ da quel genitore interiorizzato, che è più di un pensiero e di un’immagine, è un modo di essere ‘un’impronta’ che deve e può essere cancellata, per poter scrivere il ‘proprio nome’. Per fare questo occorre ‘arrabiarsi’ e ribellarsi a quella impronta: la rabbia guarisce e ripara. Occorre ribellarsi a quel Super-io o Genitore che è dentro e che opprime e che molto spesso è identificato, erroneamente, con qualcuno che è al di fuori di sé. Questo significa un po’ come succede nel film di Harry Potter (I doni della morte), scoprire che Valdemort ha messo un pezzo della sua anima dentro di lui: uccidere il genitore è uccidere quella parte di sè. Questo è l’unico modo per distruggere questo Horcrux, questa ‘impronta’: morire ‘uccidendosi’ per scoprire che non si può morire. Affrontandosi, facendo morire quella parte di se, cancellando quell’impronta si ricomincia a vivere…


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