lunedì 26 ottobre 2009

 

Bioenergetica

INTRODUZIONE
L’Analisi Bioenergetica è una disciplina olistica che integra il lavoro sul corpo al processo analitico, intervenendo contemporaneamente sul livello corporeo, emozionale e mentale di un individuo. Come sottolinea Alexander Lowen, suo fondatore: “Per un paziente è altrettanto importante conoscere l’origine dei suoi conflitti quanto lo è acquistare consapevolezza di sé attraverso l’attività corporea. I due approcci devono essere sintonizzati tra loro perché la terapia sia efficace”.Così nella terapia bioenergetica vengono utilizzate tutte le modalità psicoanalitiche e psicoterapeutiche in modo tale da favorire la comprensione e l’espressione di sé stessi. Ovviamente questo include l’interpretazione dei sogni e l’elaborazione della situazione di transfert. I principi fondamentali su cui si basano sia la teoria che la tecnica sono :
Unità e antitesi di tutti i processi vitali: questo principio implica sia una dualità che una unità di processi fisici e mentali. Negare la dualità, affermando che il corpo e la mente sono un tutto unico, significa violare questo principio. Si rispetta il principio della dualità quando si riconosce che le attività coscienti hanno una considerevole influenza sul funzionamento totale dell’organismo;
Unità come fenomeno organismico: un qualsiasi organismo, per quanto complicato, funziona sempre, nel suo insieme, come un’unica cellula. Le funzioni vitali dell’organismo quali l’espansione e la contrazione, la tensione verso l’esterno ed il ritiro in sé o all’indietro, l’assorbimento e l’emissione, sono regolate da quello che è conosciuto come principio del piacere. Sono funzioni dell’organismo totale, cioè dell’organismo come un tutt’uno. I sistemi organici funzionano anch’essi in questo modo ma i loro processi non controllano le funzioni dell’organismo, che anzi ne dipendono; Organismo visto in termini energetici (o di processi di eccitazione): il controllo della salute e della malattia dipende dalla quantità di energia che una persona possiede e dal modo in cui questa energia è usata dal corpo. Solo una concezione energetica ci permette di misurare la profondità di un’emozione, in modo analogo, solo una concezione energetica ci permette di valutare la vitalità di una persona. E siccome la respirazione è la chiave del metabolismo energetico del corpo, essa non deve essere usata solamente come un mezzo per liberare i sentimenti; ma il fine reale della terapia è quello di sviluppare nel paziente una respirazione più profonda e più piena. Tutte le tensioni Psichiche e fisiche di un individuo confluiscono a formare la sua struttura caratteriale: energia, tensione e carattere sono interdipendenti, poiché il complesso totale delle tensioni controlla la quantità e l’uso dell’energia corporea. Il carattere dunque è la somma totale di tutte le forme di tensione (fisiche e psichiche): esso si esprime attraverso l’aspetto e la mobilità del corpo. Lowen ha infatti messo a punto una vera e propria lettura del corpo, individuando cinque caratteri fondamentali caratterizzati dalle principali fasi evolutive dell’individuo: operare sul corpo dal punto di vista caratteriale è ciò che distingue l’Analisi Bioenergetica dagli altri interventi sul corpo che non hanno una base carattero-analitica.
STORIA
STORIA: I FONDATORI: Wilhem ReichAlexander Lowen
L'analisi bioenergetica è una psicoterapia, unica nel suo genere, che associa  tecnica corporea e terapia verbale. Mente e corpo sono unità integrate e non divise. Noi siamo i nostri pensieri, emozioni, sensazioni, impulsi ed azioni. La bioenergetica trova la sua genesi nell'opera di Sigmund Freud, il fondatore della psicoanalisi. All'epoca di Freud (periodo vittoriano), le persone soffrivano di un gran numero di malattie per le quali la scienza medica sembrava non possedere rimedi: paralisi, cecità, attacchi epilettici, perdita della memoria e perdita di sensibilità in varie parti del corpo. Freud scoprì che tali sintomi potevano dipendere dall'espressione corporea di esperienze infantili di dolore e di paura, che la mente aveva rimosso. Aiutando questi pazienti a ricordare e rivivere le loro drammatiche esperienze infantili, Freud riuscì a curare i loro sintomi corporei e denominò questo metodo psicoanalisi. Una volta che il paziente si rendeva conto e prendeva coscienza delle esperienze traumatiche infantili, non aveva più bisogno di esprimere questi ricordi attraverso sintomi diffusi per il suo corpo. Per far emergere i ricordi dalla loro repressione Freud utilizzava i sogni dei pazienti, gli errori verbali (lapsus), le associazioni libere ed il transfert. Il transfert rappresenta una condizione nella quale una persona rivive alcune delle sue relazioni interpersonali attivando la sua componente infantile, il bambino che è in lui. Gli individui possono vedere i loro amici, i loro bambini, i loro superiori sul lavoro e il loro terapeuta, non come questi sono realmente, bensì come se questi fossero il genitore che li ha, ad esempio, rifiutati, ignorati, lusingati, sedotti, criticati, umiliati e, in alcuni casi, violentati. Trasferiscono i ricordi repressi e tumultuosi della loro infanzia sulle persone che fanno parte della loro vita presente.
WILHEM REICH, vissuto dal 1897 al 1957, fu allievo di Sigmund Freud. Mentre Freud poneva attenzione soltanto alla produzione verbale dei pazienti, Reich introdusse nella psicoanalisi anche l'osservazione del corpo, come l'espressione degli occhi, del viso, il timbro e l'incisività vocale e i vari tipi di tensioni muscolari. Il linguaggio del corpo. Nello stesso modo in cui Freud notò una rottura tra memoria conscia ed inconscia, Reich notò una disarmonia fra le varie espressioni del corpo. Per esempio, una persona può ridere e non rendersi conto che l'espressione del suo viso è triste. Può pronunciare parole gentili, e non essere consapevole che i suoi occhi sono pieni di livore, oppure che la sua bocca ha una espressione di riluttanza. Reich osservò che, con l'avviarsi della terapia, in questi pazienti, le tensioni muscolari cambiavano. Le spalle e le braccia della persona depressa si rilassavano, le mascelle diventavano meno rigide e i denti meno serrati. La ragione per cui il paziente faticava per tenere a freno gli impulsi e reprimeva i ricordi dolorosi, era per evitare di mostrarsi debole. Allentando le tensioni muscolari croniche, il paziente sperimentava la propria vulnerabilità. Serrando la bocca e i denti egli assumeva un'espressione corporea che comunicava: "Non voglio lasciarmi andare per non essere ferito di nuovo". Reich sperimentò come rilassare i muscoli cronicamente tesi mediante la pressione diretta su di loro e scoprì che questa metodica era efficace. Il paziente poteva entrare in contatto con emozioni forti e a lungo dimenticate e con ricordi tristi e dolorosi. L'unità di mente, corpo ed emozioni si rivelò per la sua concretezza. Reich notò anche che il paziente appariva più vivo, la sua pelle più rosea, i movimenti più spontanei, gli occhi più luminosi. Come se avesse più energia.
ALEXANDER LOWEN, ancora attivo tutt'oggi all'età di oltre 90 anni, allargò la terapia sul corpo ed introdusse il lavoro bioenergetico. Anziché limitarsi alla sola pressione e manipolazione delle tensioni muscolari croniche, egli fece uso di alcune posizioni di stress che potevano consentire a queste tensioni di rilasciarsi, di sciogliersi. La dimostrazione di questo stemperamento delle tensioni era l'insorgere, nei muscoli, di una fine vibrazione.
Lowen osservò come i blocchi muscolari impedivano il libero scorrere dell'energia. Per esempio, un diaframma cronicamente contratto, come una strettoia, interrompeva l'onda respiratoria, provocando una respirazione solo toracica, in superficie. Conseguentemente, diminuiva l'apporto di ossigeno ed il livello energetico si riduceva visibilmente. Questo modo di respirare è uno dei sistemi che noi utilizziamo per controllare le nostre emozioni. Per aiutare i pazienti a respirare pienamente e naturalmente, Lowen inventò il cavalletto bioenergetico. Un individuo il cui flusso energetico è bloccato, ha perso una parte della sua vitalità e della sua personalità. Per questa perdita, una persona tende a sentirsi triste e depressa, spesso in lotta e usa la sua forza di volontà per svolgere tutte le cose abituali, le manifestazioni di tutti i giorni. In questa situazione, diventa difficile mettersi in relazione con gli altri o provare piacere. Viene meno la gioia di vivere e si diventa vittime di una esistenza tetra, grigia e noiosa.Il radicamento (grounding), fondato da Lowen, descrive il contatto energetico con la realtà. Allo scopo di avere un buon contatto energetico, è indispensabile che l'energia scorra liberamente verso le parti del corpo che sono a contatto diretto con il mondo esterno: organi di senso, braccia e mani, gambe e piedi, pelle e organi sessuali.
Osserviamo un bambino quando gioisce, oppure piange, quando è arrabbiato o felice, quando vuole qualcosa. Tutto il corpo partecipa con estrema armonia.
Di una persona "posata" si dice che "ha i piedi per terra". Questa persona sente il contatto tra i suoi piedi ed il terreno sul quale appoggiano. Appena cominciamo a crescere, facciamo esperienza di come la libera espressione delle nostre emozioni si scontra con il rifiuto, la disapprovazione, l'umiliazione, la punizione. Impariamo, nostro malgrado, a controllare le  emozioni, e questo porta delle conseguenze.
Limitiamo le mobilità articolari e blocchiamo  i muscoli coinvolti in queste espressioni medianti tensioni croniche, che sono inconsce. I blocchi nella gola e nelle mascelle ci impediscono di piangere o di gridare; ma ci impediscono anche di cantare o di gridare di gioia. I blocchi nelle spalle e nelle braccia frenano non soltanto la voglia di aggredire e di colpire, ma anche il nostro desiderio di abbracciare. I blocchi nella vita ci impediscono di piangere e gridare, altrettanto bene di quanto ci limitano il respirare e il sospirare. La contrattura dei muscoli delle gambe e dei piedi blocca la spinta alla ribellione, ma diminuisce anche la capacità di stare in piedi e di essere indipendenti. Ci sono molti muscoli che uniscono il bacino al tronco e alle gambe, come quelli della parte bassa della schiena (lombari), delle natiche (glutei), delle cosce (quadricipiti e bicipiti femorali), del pavimento pelvico (addominali e obliqui). Tutti questi muscoli sono coinvolti nel controllo della sessualità e delle funzioni escretorie. Una delle più importanti intuizioni di Alexander Lowen:
fintanto che abbiamo l'illusione di poter ottenere, da adulti, quello che ci è mancato da bambini, e che questo ci farà uscire dalla depressione, siamo predestinati a fallire.
Nulla, veramente nulla, ci potrà restituire l'esperienza perduta di essere accettati e amati per quello che eravamo da bambini. Poiché abbiamo bloccato alcune inaccettabili espressioni, modi naturali di comunicare, non potremo mai fare l'esperienza di essere accettati per quello che siamo.Perché i nostri genitori ci hanno negato il sentirci accettati quando noi eravamo pervasi, colmi di amore per loro?
La mancata risposta a questa rindondante domanda nella mente, ci procura una rabbia profonda ed inconsapevole (oltre la coscienza). Si tratta di una rabbia alla quale non sappiamo dare alcuna spiegazione logica. Capita a posteriori di riflettere su un comportamento e sostenere con se stessi: non ero io che agivo, non ero io che pensavo...
Ma è anche una rabbia giustificata, se la situazione è considerata in modo analogico. Allentare questi "blocchi" è molto difficile e doloroso. Si ritiene che essi ci salvino dall'essere abbandonati e dalla insopportabile solitudine che ne conseguirebbe. Attraverso il lavoro con il corpo possiamo allentare le tensioni, riscoprire il desiderio di essere accettati, amati e vedere, con gli occhi della realtà, la tremenda tristezza di aver desiderato invano. Solo una persona consapevole, dotata di un corpo pieno di energia può vivere nella  realtà adulta e "sentire" che ogni sforzo, teso a recuperare quanto perduto da bambini, è solo un'illusione.
STORIA: da A.Lowen ai nostri giorni
L’Analisi Bioenergetica si è sviluppata in America negli anni cinquanta grazie ad Alexander Lowen, il quale elaborò e ampliò il lavoro del suo maestro Willem Reich (1897-1957), che egli chiamava vegetoterapia analitica del carattere.
Oggi l’Analisi Bioenergetica è ampliamente praticata in molti paesi. In tutto il mondo esistono 55 centri che offrono programmi di formazione per professionisti qualificati. Questi centri o società locali sono affiliati dell’International Institute for Bioenergetic Analysis di New York (nato nel 1956), che pubblica una rivista clinica intitolata “Bioenergetic Analysis”.
La Bioenergetica fu introdotta in Italia negli anni settanta grazie ad un gruppo di terapeuti di formazione reichiana che fondarono, insieme allo stesso Lowen, nel 1974, la prima Società Italiana di Analisi Bioenergetica: la S.I.A.B.
Oggi la S.I.A.B. è una delle società più importanti a livello europeo sia per progetti formativi che per numero di soci. Tra le attività proposte da questa società si evidenziano corsi di formazione per medici e psicologi, corsi di counseling, corsi di formazione per operatori al parto e in psicologia dello sport, conferenze, seminari e classi di esercizi. Presso la S.I.A.B. è inoltre attivo un progetto per il sostegno psicologico, offerto da un’equipe di psicoterapeuti, che applicano tariffe ridotte per consentire ad un numero sempre più vasto di persone di sperimentare l’approccio bioenergetico.
Alexander Lowen nacque a NewYork nel 1910. Iniziò come insegnante di educazione fisica, quindi si laureò in legge e più tardi anche in medicina a Ginevra. Nel 1940 ebbe l’occasione di ascoltare, presso la New School for Social Research, Reich, il più giovane e brillante allievo del circolo freudiano, distaccatosi poi nei primi anni ’30 poiché non condivideva la postulazione freudiana dell’istinto di morte. Questo incontro cambiò la sua vita. Affascinato dall’intelligenza e dalla personalità di Reich decise di farsi analizzare da lui: lavoreranno insieme fino al 1952, quando, non condividendo le sue ipotesi sull’energia orgonica, decise di separarsi da lui e di articolare in modo più sistematico il fondamentale approccio somatico al problema delle nevrosi. Il lavoro di Lowen si basa su due fondamentali principi reichiani:
1.    il concetto di identità funzionale fra rigidità e funzione psicologica e rigidità e tensione muscolare;
2.    la fondamentale correlazione fra inibizione emotiva e psichica ed inibizione ed insufficienza delle funzioni respiratorie
Il suo bisogno di separarsi dal movimento reichiano sorse dalla posizione dogmatica tenuta dai suoi seguaci, che non ammettevano alcun cambiamento nella teoria e nella pratica. In contrasto con ciò, l’Analisi Bioenergetica ha introdotto i seguenti cambiamenti:
1.    il piacere è stato preso in considerazione più della sessualità. Il concetto di piacere comprende, ma non coincide, con il piacere e il soddisfacimento sessuale;
2.    sono stati sviluppati degli esercizi fisici che permettono al paziente di essere parte attiva del programma terapeutico. Siccome molti di questi esercizi possono essere realizzati a casa, il paziente risulta più indipendente dal terapeuta rispetto alla maggior parte delle psicoterapie.
Mentre Reich aveva visto come obiettivo finale della terapia la capacità del carattere genitale di raggiungere una completa capacità di abbandono nell’esperienza sessuale (riflesso dell’orgasmo), Lowen non accetta una così netta distinzione fra carattere genitale e carattere nevrotico. Inoltre non riconosce nel “riflesso dell’orgasmo” l’espressione di un’avvenuta guarigione, ma piuttosto identifica questa in una capacità più generale ed ampia di provare piacere, che verrà espressa da un senso di accresciuta vitalità e gioia di vivere nell’organismo. Rispetto a Reich, Lowen ha inoltre sistematizzato una tipologia caratteriale più articolata e sofisticata: ciò che è innovativo è proprio una chiave di lettura dei messaggi che le singole parti del corpo possono rivelare circa le problematiche dello sviluppo emozionale dell’individuo.
Obiettivo fondamentale della terapia bioenergetica è, come in quella reichiana, il rimettere l’individuo in contatto con il proprio nucleo centrale positivo, con una maggiore focalizzazione però sulla necessità di un ripristino, di un miglior contatto ed adattamento dell’individuo con la propria realtà sia interna che esterna. Nell’accezione loweniana vi è, però l’assunto che solo una completa capacità di soddisfazione generale può determinare un’io realmente maturo ad un reale essere centrati nella propria realtà psicofisica.
Le innovazioni che Lowen ha portato alle intuizioni di Reich, come abbiamo visto, hanno a che fare con diversi aspetti teorici, tecnici e probabilmente ideologici, ma forse la principale è quella che riguarda il cosiddetto grounding (radicamento a terra). Sembrerebbe, inoltre, che dopo il distacco da Freud, Reich abbia imboccato una direzione diametralmente opposta e che Lowen e la sua scuola abbiano continuato ad allontanarsi dalla psicoanalisi e dai suoi sviluppi; ma proprio il passaggio al timone da parte di Lowen segna invece un’apertura sempre maggiore della Bioenergetica ad alcune scoperte fondamentali della psicoanalisi, come il transfert e il controtransfert.
Nell’Analisi Bioenergetica vengono dunque riprese ed ampliate le intuizioni tecniche del primo Reich, ancora legate alla pratica psicoanalitica, così da integrare l’approccio corporeo e l’analisi verbale dei vissuti del paziente.
TEORIA
QUADRO TEORICO: sintomo e carattere
Il contributo centrale di Wilhelm Reich, allievo di Freud, alla Psicologia somatica è la stesura delle prime mappe cognitive ad orientamento psicosomatico (mappe somato-relazionali, somato-sensoriali, somato-emozionali, somato-cognitive) e la formalizzazione del concetto di carattere in termini scientifici e funzionali al processo psicoterapeutico.
Reich, nella sua opera "Analisi del carattere" (1933), enuncia la nozione di carattere come luogo di cristallizzazione psicosomatica del modo di essere di una persona nel mondo e del suo modo di intendere ed interagire ideativamente e cognitivamente con l'ambiente (il carattere cioè sorregge la visione del mondo).
Perseguendo l'obiettivo di radicare la Psicoanalisi freudiana nella biologia dell'uomo, Reich introduce alcune innovazioni nella tecnica terapeutica, spostando l'attenzione dalla produzione verbale dei pazienti al versante somatico, tramite l'osservazione clinica del corpo e del suo linguaggio, al fine di leggere "l'espressione psichica dei corpi" e individuare un legame tra i due livelli psichico e somatico. Tra essi riconosce un'identità funzionale, giungendo alla formulazione del concetto di armatura carattero-muscolare (ACM), dove con "armatura caratteriale" si fa riferimento alla struttura cristallizzata degli atteggiamenti psichici di un individuo, mentre l' "armatura muscolare" ne rappresenta l'equivalente somatico.
Reich scopre che l'integrità individuale della persona si scinde, in seguito ad eventi traumatici o a situazioni carenziali protratte, nei due versanti complementari della psiche e del corpo, poiché l'organismo, nella sua ricerca del piacere e nella fuga dal dolore, indirizza lo stress laddove lo può più facilmente contenere (cioè lo somatizza). L'armatura carattero-muscolare, che trova le sue radici ontologiche nell'infanzia, si struttura perciò in risposta ai traumi e alle situazioni carenziali o di iperstimolazione del periodo evolutivo e fornisce la matrice all'interno della quale prenderà forma il sintomo psichico o somatico causato dagli stressor (agenti stressanti) presenti nella vita dell'adulto. Il sintomo va così a denotare in che modo l'organismo è stato costretto a distorcere ("stress" significa appunto "distorsione") la propria struttura genetica originaria per fronteggiare le condizioni della situazione evolutiva. Dunque l'ACM può essere definita come irrigidimento di una modalità di comportamento normale in una forma adattiva cristallizzata.
Alexander Lowen, allievo di Reich e padre della Bioenergetica, indagando più profondamente i fattori eziologici della nevrosi, definisce i cinque principali tipi caratteriali (consapevole però che nella realtà non si ritrova mai il tipo caratteriale puro, ma va considerato il modello dominante di comportamento). Il suo punto di partenza è l'esistenza di cinque diritti/bisogni fondamentali di ogni essere umano, corrispondenti alle cinque fasi dello sviluppo libidico. Dalla soddisfazione o meno di questi bisogni deriva lo sviluppo di un individuo sano o invece con atteggiamenti nevrotici. Quando tali diritti incontrano una risposta negativa delle figure genitoriali e una frustrazione ambientale cronica, l'organismo infantile è costretto a mettere in atto processi di autonegazione e di adattamento, che si iscrivono nel suo psico-soma caratterizzandolo.

Da qui i cinque tipi caratteriali rispettivamente corrispondenti alla negazione dei cinque bisogni:
1. bisogno di esistere…………………tipo caratteriale schizoide
2. bisogno di avere bisogno………….tipo caratteriale orale
3. bisogno di essere autonomo………tipo caratteriale psicopatico
4. bisogno di imporsi…………………tipo caratteriale masochista
5. bisogno di amare sessualmente……tipo caratteriale rigido

Ciascuna di queste strutture caratteriali non si definisce soltanto in una dimensione psicologica, ma trova riscontro anche in una specifica connotazione corporeo-muscolare, che diviene espressione visibile del modo in cui l'individuo affronta l'ambiente (una persona si "pone fisicamente" nel mondo nello stesso modo in cui si "pone psicologicamente" rispetto ad esso).
Da questi presupposti emerge l'importanza fondamentale che, in sede psicoterapica, un'adeguata analisi del carattere riveste al fine del successo terapeutico. In assenza di questa analisi, la sola interpretazione del sintomo si rivela insufficiente e talvolta negativa. Ciò che va compreso è il significato globale della struttura difensiva dell'individuo. Agli occhi della maggior parte delle persone, però, questa correlazione tra sintomo e carattere non è sempre evidente. Anzi, il più delle volte il carattere è vissuto come l'elemento naturale, giusto, ovvio, morale e sano della propria personalità, mentre il sintomo è considerato un elemento disturbante e incomprensibile.
QUADRO TEORICO: Segmenti dell’armatura caratteriale
Wilhelm Reich fu tra i primi terapeuti a valorizzare l’importanza della respirazione per consentire una sana integrazione di mente e corpo, liberando il corpo dalle tensioni e deformazioni croniche accumulate sotto le spinte emozionali. La ricerca di Reich si indirizzò verso gli aspetti sconosciuti dell'energia vitale, ed in particolare con i suoi studi sull'energia Reich intuì che alla base della maggior parte delle malattie esiste una componente inibitoria mentale ed emozionale che bisogna liberare.
La terapia di Reich prese il nome di “Vegetoterapia”, in seguito Lowen Anziché limitarsi alla sola pressione e manipolazione delle tensioni muscolari croniche, fece uso di alcune posizioni di stress che potevano consentire a queste tensioni di rilasciarsi, di sciogliersi nacque la “Bioenergetica”, una terapia che valorizza la respirazione, il movimento corporeo e la psicomotricità.
La Bioenergetica è un modo di comprendere la personalità in base ai suoi processi energetici. Questi processi, cioè la produzione di energia attraverso la respirazione e il metabolismo e la scarica di energia nel movimento, sono le funzioni basilari nella vita.
La quantità di energia di cui si dispone e l’uso che se ne fa determinano il modo in cui si risponde alle situazioni della vita.
La tesi fondamentale della bioenergetica è che il corpo e la mente funzionalmente sono identici: cioè quello che succede nella mente riflette quello che succede nel corpo e viceversa. A livello profondo, inconscio, sia pensare che sentire sono condizionati da fattori energetici. Per esempio è quasi impossibile vincere la depressione mediante pensieri positivi, poichè il livello di energia è depresso; ma se questo livello viene elevato grazie alla respirazione profonda e la liberazione del sentire, lo stato di depressione svanisce.
I processi energetici del corpo sono in relazione con lo stato di vitalità del corpo. Più si è vitali e più energia si ha. Non possiamo evitare la rigidità che viene con l’età, ma possiamo evitare la rigidità dovuta alle tensioni muscolari croniche risultanti da conflitti emotivi irrisolti.
Ogni “stress” produce uno stato di tensione nel corpo. Normalmente la tensione scompare quando lo stress è eliminato. Le tensioni croniche, tuttavia, persistono anche dopo la scomparsa dello stress che le ha provocate, come atteggiamento corporeo o assetto muscolare inconsci.
Simili tensioni muscolari croniche disturbano la salute emotiva abbassando l’energia di un individuo, limitandone la motilità e l’ autoespressione. Diventa necessario, dunque, alleggerire questa tensione cronica, se si vuole che la persona riacquisti piena vitalità e benessere emotivo.
Il lavoro della bioenergetica sul corpo comprende trattamenti con le mani e particolari esercizi. I primi consistono in massaggi, pressione controllata e leggeri contatti per rilassare i muscoli contratti. Gli esercizi intendono aiutare chi li pratica a entrare in contatto con le proprie tensioni e a rilasciarle tramite movimenti appropriati. È importante sapere che ogni muscolo contratto sta bloccando qualche movimento.
In questi approcci si tende a generare un superamento delle tensioni fisiche e, allo stesso tempo, una risoluzione delle difficoltà psicologiche. “Bioenergia” è una parola composta da due termini greci:
bios, vita e energeia, energia, forza. Secondo Reich questa energia, individualizzata nell’uomo è una parte dell’energia cosmica, egli dimostrò che buone condizioni fisiche e psicologiche sono possibili soltanto quando questa energia fluisce liberamente nell’organismo, soprattutto nel sistema muscolare.
Reich avviò per primo un tipo di comunicazione corporea, stimolando e massaggiando alcune parti del corpo per consentire più rapidamente lo sblocco dell’energia.
Compito principale della terapia reichiana ed in seguito della Bioenergetica è agire sul  “falso carattere” che abbiamo costruito con lunghi anni di tensione corporea, come protezione delle angosce e delle insidie del mondo esterno. Ciò avviene lavorando alla dissoluzione dell’ “armatura caratteriale”.
L’armatura funziona in maniera circolare e comprende sette segmenti:

•    Il primo anello dell’armatura è quello OCULARE.
Si tratta di una contrazione o di un’immobilizzazione di tutti i muscoli nel globo dell’occhio, nelle palpebre, nella fronte. Le sue caratteristiche più spiccate sono: l’immobilità della pelle, della fronte, delle palpebre, un’espressione vuota. Lo scioglimento del segmento oculare dell’armatura avviene quando gli occhi vengono spalancati in segno di paura o quando le palpebre e la fronte cominciano a muoversi, esprimendo emozioni. I sentimenti trattenuti qui sono principalmente quelli legati alla paura al senso di colpa e al dubbio. RIASSUMENDO: OCCHI, FRONTE, MENTE, CAPO;
EMOZIONI: PAURA, COLPA, DUBBIO

•    Il secondo segmento dell’armatura è quello ORALE. Comprende tutta la muscolatura del mento, della gola, della nuca superiore e il muscolo della bocca. La mobilità di questo segmento viene data con le forme espressive emozionali del pianto, del mordersi le labbra dalla rabbia, delle urla, della suzione, delle smorfie. Le emozioni trattenute quindi sono principalmente quelle del pianto, della rabbia,  la voglia di urlare il desiderio di suzione. RIASSUMENDO: BOCCA, MASCELLA, MANDIBOLA,GOLA, NUCA SUPERIORE;
EMOZIONI :  PIANTO, RABBIA, URLA, DESIDERIO DI SUZIONE, SMORFIE

•    Il terzo segmento, CERVICALE, coinvolge la bassa muscolatura del collo e della nuca.
Basta imitare il moto espressivo dell’ira o del pianto trattenuti e si comprenderà la funzione emozionale dell’armatura del collo. La contrazione del segmento del collo coinvolge anche la lingua e il pomo d’Adamo. I movimenti del pomo d’Adamo fanno chiaramente vedere quando un malato ingoia in modo inconscio un effetto di ira o di pianto. Questa tecnica di soffocare le emozioni è estremamente difficile da eliminare. Non si può arrivare con le mani alla laringe. Il miglior modo per liberare l’ingoiamento di emozioni è la liberazione del riflesso di vomito, infatti, quando si presenta l’impulso di vomito l’onda dell’ eccitazione scorre lungo l’esofago in direzione opposta a quella dell’ ingoiamento di pianto e di ira. Si liberano così le emozioni bloccate e ingoiate. Gli stati d’animo collegati a queste emozioni  sono principalmente quello dell’ira e del pianto.
RIASSUMENDO: COLLO, LINGUA, POMO D’ADAMO, NUCA INFERIORE, ATTACCATURA DELLE SPALLE, MUSCOLI DELLA LINGUA;  
EMOZIONI: IRA, PIANTO

•    Il quarto segmento è quello del TORACE. Si manifesta con un rialzo dell’apparato osseo, nell’atteggiamento cronico di inspirazione, in respiro piatto e nell’immobilità del torace.
All’armatura del torace partecipano tutti i muscoli intercostali, i grandi muscoli pettorali, i muscoli delle spalle e il gruppo di muscoli situati sulle e tra le scapole.
L’espressione dell’armatura del petto è soprattutto caratterizzata dall’ autocontrollo, dal trattenersi e dal tenersi indietro. Insieme all’ armatura del collo, l’armatura del torace risulta nell’espressione di ostinazione trattenuta.
Le emozioni che insorgono nel segmento toracico sono essenzialmente quelle dell’ira urlante e del pianto dirotto, dei singhiozzi e del desiderio straziante. L’essere umano che si controlla non esprime queste emozioni e blocca l’apparato toracico, per sciogliere quindi, questo nodo è spesso necessario schiacciare il torace, facendo al tempio stesso gridare il paziente. Bisogna sottolineare però che è indispensabile prima provocare le reazioni dell’ira urlante, del desiderio e del pianto autentico, provocando così l’abbandono. Le emozioni quindi maggiormente trattenute sono quelle dell’odio e della disperazione ed un senso di ‘insensibilità’.
RIASSUMENDO: TORACE, SPALLE, BRACCIA, MANI, CUORE POLMONI, SCAPOLE, COLONNA;
EMOZIONI: IRA URLANTE, PIANTO DIROTTO, DESIDERIO STRAZIANTE, ODIO, DISPERAZIONE, INSENSIBILITA’.

•    Il quinto segmento dell’armatura è quello del DIAFRAMMA e gli organi che si trovano sotto di esso.
Questo segmento comprende, come anello di contrazione, la parte anteriore dello stomaco, la parte inferiore dello sterno, le ultime costole che girano indietro verso l’attaccatura del diaframma. Esso comprende essenzialmente il diaframma, lo stomaco, il plesso solare, il pancreas, il fegato e le ultime vertebre del torace. Lo scioglimento dell’armatura nel segmento del diaframma comporta ostacoli molto grandi. Si può ricorrere alla respirazione forzata o provocare ripetutamente il riflesso del vomito. E in molti casi, quando si spezza l’armatura del diaframma, si verifica il vomito. Le emozioni inespresse qui sono principalmente quelle legate alla sofferenza ed alle lacrime.
RIASSUMENDO: DIAFRAMMA, STOMACO, PANCREAS, FEGATO, PLESSO SOLARE, VERTEBRE LOMBARI;
EMOZIONI: VOMITO, SOFFERENZA, LACRIME.

•    Il sesto segmento dell’armatura è dato dalla contrazione nella metà del VENTRE.
Lo spasmo del grande muscolo addominale, si riscontra in un ventre duro e dolorante. Sulla schiena a questo segmento corrispondono le ultime parti dei muscoli che corrono lungo la colonna vertebrale, ed anche questi possono sentirsi come duri e dolorosi. Lo scioglimento del sesto si ottiene mediante massaggi della parte dolorante. Le emozioni trattenute sono quelle legate alle sensazioni di piacere ed al ridere.
RIASSUMENDO: SULLA SCHIENA: ULTIMI MUSCOLI LUNGO LA COLONNA           VERTEBRALE.
SUL  VENTRE:  MUSCOLI DELL’ADDOME, RETTO, MUSCOLI TRAVERSI, MUSCOLI DEL DORSO.
EMOZIONI: SENSAZIONI DI PIACERE, RIDERE

•    Il settimo segmento dell’armatura è quello del BACINO. Comprende tutti i muscoli pelvici, il muscolo addominale è doloroso, il muscolo dello sfintere è contratto e perciò l’ano è tirato in su. Il bacino è morto, e privo di espressione. Questa mancanza di espressività porta all’asessualità.
Emozionalmente non si avverte nessun tipo di sensazione o eccitazione. I sintomi patologici sono invece numerosi. Vanno dalla lombaggine all’ ulcera intestinale, dall’infiammazione delle ovaie all’incapacità erettiva. Esattamente come nell’armatura delle spalle (4° segmento:Toracico) , anche nell’ armatura del bacino sono contenute emozioni di angosce e impulsi d’ira.
RIASSUMENDO: PELVI, GENITALI,GLUTEI E ANO, GAMBE, PIEDI;
EMOZIONI: IRA, PIANTO, DESIDERIO STRAZIANTE, ODIO, DISPERAZIONE, INSENSIBILITA’, PIACERE SENSUALE, SENSO DI INSICUREZZA, INSTABILITA’.
QUADRO TEORICO:Le strutture caratteriali
Come detto sopra, secondo la teoria dell’analisi bioenergetica, ci sono 5 tipi fondamentali di struttura del carattere, da qui i cinque tipi caratteriali rispettivamente corrispondenti alla negazione dei cinque bisogni fondamentali:
1. bisogno di esistere…………………tipo caratteriale schizoide
2. bisogno di avere bisogno………….tipo caratteriale orale
3. bisogno di essere autonomo………tipo caratteriale psicopatico
4. bisogno di imporsi…………………tipo caratteriale masochista
5. bisogno di amare sessualmente……tipo caratteriale rigido
Che  rispecchiano nella diversa irrorazione libidica (organizzazione e sviluppo dell’Io) i 7 segmenti dell’armatura caratteriale. Approfonditamente questi sono:
1. SCHIZOIDE (0-6 mesi)
La struttura di carattere schizoide si forma nei primi 6 mesi di vita del bambino ed è connessa a una tendenza a scindere e a dissociare. Il pensiero è scisso dal sentimento. Ciò si manifesta a livello corporeo nella carenza di una buona connessione fra la testa e il tronco. In alcuni il collo è allungato, invece in altri la testa è inclinata rispetto alla linea del corpo. Questa dissociazione fra testa e corpo significa che una persona non si sente collegata al proprio corpo. In un caso grave, si può arrivare al fenomeno della depersonalizzazione. Nella personalità schizoide si rileva anche una scissione tra la metà superiore e inferiore del corpo, manifestata da una grave contrazione nella regione della cintola o da una carenza di proporzione e armonia tra le due metà del corpo. La personalità è caratterizzata dalla paura di andare in pezzi se ci si abbandona, contrastata dal bisogno di tenere assieme il proprio Sé mediante la tensione di tutti i muscoli articolatori. In questa fase l’irrorazione libidica si ferma principalmente al primo segmento, quello oculare e non vengono  o vengono male irrorati dal 2° al 7° segmento.
2. ORALE (6-18 mesi)
La struttura di carattere orale si forma tra i 6 e i 18 mesi di vita e sorge da una deprivazione di cura e sostegno nella prima infanzia e si associa alla paura di abbandono. La paura di abbandono si manifesta soprattutto nella magrezza, nella mancanza di sostegno nelle gambe e nei piedi e in un ridotto sviluppo della muscolatura. Il carattere orale ha una forte propensione verso la dipendenza. Il carattere si tiene stretto al Sé mediante una forte tensione nel cingolo scapolare e nelle gambe per impedire la caduta, che simboleggerebbe l’essere lasciati soli e abbandonati. In questa fase l’irrorazione libidica si ferma principalmente al 2° ed al 4° segmento, e non vengono  o vengono male irrorati il 3° e dal 5° al 7° segmento.
3. PSICOPATICA (18 mesi – 3 anni)
La struttura di carattere psicopatica si forma tra i 18 mesi ed i 3 anni e nasce da una relazione infantile precoce in cui il figlio è stato sedotto dal genitore in un’intimità che ha fatto sentire speciale il bambino, ma in cui il bambino è anche stato usato dal genitore. Siccome la seduzione è stata di natura sessuale, anche se non necessariamente messa in atto, il bambino nega i sentimenti come modo di impedire il pericolo dell’incesto. Dal sentimento dell’essere speciale il bambino sviluppa un senso di superiorità e grandiosità. Per essere superiore, la persona psicopatica deve tenere il proprio Sé al di sopra degli altri. Ciò si riflette nel corpo come un forte sviluppo della metà superiore accompagnato da una relativa debolezza della metà inferiore. La struttura di carattere psicopatica tiene attivo il Sé mediante forti tensioni nelle gambe e nel dorso. In questa fase l’irrorazione libidica si fissa principalmente al 4° ed al 5° segmento, e non vengono  o vengono male irrorati il 6° e il 7° segmento.
4. MASOCHISTICA (18 mesi – 3 anni)
La struttura di carattere masochistica si sviluppa in un bambino che è stato accudito, ma anche forzato a essere sottomesso al genitore, tra i 18 mesi ed i 3 anni. Il masochista tiene dentro tutti i sentimenti mediante la tensione dei muscoli che controllano le uscite alle estremità superiore e inferiore del corpo. Gli atteggiamenti masochistici sono spesso associati a un controllo precoce degli sfinteri: il bisogno di trattenere dentro di sé e la paura di lasciare uscire. A livello corporeo, il masochista è pesante e con una muscolatura ipersviluppata, con la tensione principale nei muscoli flessori, cosa che porta a un collasso della postura eretta del corpo. In questa fase l’irrorazione libidica si fissa principalmente al 4° ed al 5° segmento, e non vengono  o vengono male irrorati il 6° e il 7° segmento.
5. RIGIDA (3 – 6 anni)
La struttura di carattere rigida, fallica-narcisistica nell’uomo e isterica nella donna si definisce tra i 3 ed i 6 anni, è caratterizzata da un corpo eretto e dritto con un considerevole orgoglio. Tuttavia, la postura eretta è mantenuta tramite una rigidità dei muscoli del dorso che denota un atteggiamento trattenuto. Questo trattenersi del carattere rigido sorge da una esperienza precoce di umiliazione da parte del genitore di sesso opposto all’epoca del periodo edipico, quando il bambino avvertiva interesse sessuale per quel genitore. In questa fase l’irrorazione libidica si ferma,si fissa principalmente al 6° segmento, e non viene o viene male irrorato il 7° segmento.
Molte persone presentano una mistura di più tendenze e appartengono a due o più tipi. Nessun individuo può essere completamente compromesso nei soli termini del tipo di carattere principale che lo definisce, perché questa è solo una cornice per l’osservazione clinica.
IL METODO BIOENERGETICO
Il metodo operativo, su cui si basa l'Analisi Bioenergetica di Alexander Lowen, comprende diverse tecniche utilizzabili nella psicoterapia, tali da consentire un approccio profondo e analogico, al paziente ed ai suoi problemi. Gli interventi in Analisi Bioenergetica sono definibili come interventi complessi e prevedono l'analisi del profondo, attraverso un approccio che procede partendo sia dal versante psichico, sia da quello corporeo. I temi emergenti, vengono affrontati ed evocati utilizzando due canali. Sia il canale che, partendo dal piano mentale ed affettivo, conduce al coinvolgimento corporeo, sia il canale opposto, quello che partendo dalla respirazione, dal movimento e dall'espressione corporea, consente l'emergere di vissuti emotivi inconsci. Questa tecnica permette il recupero e l'elaborazione sia a livello mentale, sia a livello affettivo. In entrambi i casi,  il processo regressivo e quello di maturare una consapevolezza matura, sono fortemente stimolati e favoriti, proprio dal coinvolgimento completo ed indiviso dell'organismo, cioè a livello sia psichico che somatico. Il principale obiettivo è di ristabilire il libero movimento dell'energia del corpo, intervenendo in modo mirato sui blocchi energetico-emozionali presenti nel paziente e riscontrabili a tre livelli:
A livello psichico, a livello emozionale e a livello fisico. A livello psichico, infatti, l'Io funge da mediatore tra il mondo interno e quello esterno, fra se stessi e gli altri: in questa mediazione è proprio l'Io che controlla l'immagine di se da offrire al mondo esterno, e quali sentimenti e impulsi possono essere espressi. L'interazione tra l'Io e il corpo si attua in un processo dialettico, in cui l'Io plasma il corpo mediante il controllo che esercita sulla muscolatura volontaria. Quando l'espressione di un sentimento non è accettata nel mondo del bambino, questo è costretto ad inibire l'emozione attraverso, ad esempio, la contrazione dei muscoli atti all'espressione dell'emozione stessa. Quando questa inibizione è protratta a lungo nel tempo, l'Io abbandona il controllo sull'azione proibita e ritira l'energia dall'impulso. Il controllo dell'impulso diventa allora inconscio e il muscolo rimane in questo caso contratto, rigido e la mobilità dell'articolazione collegata a quel muscolo risulta gravemente limitata, con conseguente modificazione della muscolatura stessa. In tali casi l'intervento psicoterapeutico mira proprio a risolvere questo problema inconscio, a livello sia psichico che corporeo: questa complessa combinazione di lavoro sul corpo e lavoro psicoanalitico rappresenta le fondamenta dell'Analisi Bioenergetica. Essere in contatto con il proprio corpo è un principio guida dell’Analisi Bioenergetica. Più una persona è disturbata, minore è il contatto che ha con il proprio corpo. Pertanto, compito dell’Analisi Bioenergetica è proprio quello di permettere al paziente di recuperare un rapporto sano con la propria fisicità, riscoprendo il “terreno su cui si regge”. Tensioni croniche si traducono, infatti, in limitazioni della motilità e quindi dell’espressione di Se. Molti pazienti non sono consapevoli del fatto che i loro problemi si manifestano nel corpo fino al momento in cui ciò non viene loro indicato. Una volta che si stabilisce questa comprensione, diventa possibile lavorare con il paziente in modo bioenergetico. Nell’Analisi Bioenergetica sono considerati fondamentali due elementi: la terra e l’aria. La terra è l’elemento tramite/su cui l’individuo si regge e rappresenta la figura materna. L’equivalenza fra madre terra e madre biologica è, infatti, un concetto importante nell’Analisi Bioenergetica. Il modo in cui un paziente sta in piedi, fornisce molti indizi riguardo ai suoi rapporti con la madre. Un’insicurezza nel rapporto materno si traduce in un’insicurezza a reggersi sulle proprie gambe e quindi ad affrontare la vita. L’altro elemento importante è il rapporto con l’aria e quindi con il respiro. Respirare è un gesto attivo, aggressivo. Il modo in cui respiriamo afferma la nostra volontà a prendere ciò che ci spetta e ci serve ed è identificabile con il principio maschile, associabile quindi al rapporto del paziente con il padre. In merito a ciò l’utilizzo della voce è un potente strumento terapeutico. L’ampiezza e l’intensità della voce trasmettono la misura della personalità.
Aiutare un paziente a piangere o ad urlare può essere un mezzo efficace per liberare le emozioni bloccate. Il respiro è un flusso che diffonde l’energia nel corpo. Se il flusso è frammentario le risposte emozionali saranno conflittuali ed ambivalenti.
La terapia Bioenergetica si muove lungo quattro linee:
1.    Comprensione delle dinamiche corporee
2.    Analisi delle associazioni, del comportamento e del transfert
3.    Comprensione delle dinamiche energetiche
4.    Ruolo della sessualità
Ogni individuo è costruito e si costruisce in base alla propria storia personale che deve essere scoperta per liberare la tensione. Al fine di liberare il flusso dei sentimenti è necessario rimuovere le tensioni. Questo avviene grazie alle tecniche corporee, utili tra l’altro laddove quelle verbali si dimostrano inefficaci.
Ogni contrazione blocca un flusso di eccitazione ed in questo blocco è sempre coinvolto il dolore. Scopo della contrazione è diminuire il dolore rendendo la persona insensibile. L’area diviene in altre parole morta. La risoluzione di queste tensioni provoca dapprima l’emergere del dolore a lungo negato ma, dopo il rilassamento, è vissuto come piacere. Solo attraverso il dolore è possibile conseguire un cambiamento caratterologico.
Nell’Analisi Bioenergetica il processo di guarigione attraversa tre stadi.
Durante il primo stadio il paziente prende consapevolezza delle proprie tensioni, come per esempio la mascella serrata o le spalle tese. Ogni tensione muscolare cronica rappresenta un’inibizione ad esprimere determinati sentimenti ed è quindi la controparte fisica dell’inibizione psicologica. Proprio perché le tensioni non sono fenomeni isolati ma intercorrelate a formare il carattere, il paziente arriva ad esserne consapevole in relazione al proprio comportamento.
Il secondo stadio vede il paziente affronta l’iter storico attraverso cui si è formata l’inibizione. Il “perché” di una tensione non è però mai limitato alla tensione stessa ma riconduce sempre al “perché” dell’intera struttura.
Infine gli impulsi bloccati devono trovare espressione nel movimento. Se ciò non avviene l’analisi rimane sterile e non si verificano cambiamenti significativi. Mettere in azione gli impulsi precedentemente bloccati può essere distruttivo per la personalità e per questo la Bioenergetica ci viene in aiuto offrendo un setting adeguato a controllare questi impulsi. Colpire un materasso o urlare la propria rabbia o dolore sono tecniche eccellenti per liberare in modo sano emozioni represse.
Un indubbio vantaggio dell’Analisi Bioenergetica è quello di “coinvolgere” attivamente il paziente nell’aiutare se stesso. Il paziente è stimolato ad essere soggetto attivo nel cambiamento attraverso esercizi da condurre a casa i quali, oltre ad affiancare la consapevolezza corporea a quella intellettuale, aiutano il paziente a sviluppare una responsabilità per il proprio benessere fisico ed emozionale.
Gli incontri di Analisi Bioenergetica durano in media 45-50 minuti e sono a cadenza settimanale anche se, a seconda dei casi possono essere più frequenti.
Durante le sedute il lavoro analitico si alterna a quello corporeo a seconda delle necessità.
Negli anni l’Analisi Bioenergetica si è dimostrata particolarmente efficace nel trattamento di quei disturbi in cui vi è un’alterazione della percezione e consapevolezza del corpo, come per esempio nel caso di fobie, disturbi dell’alimentazione, disturbi psicosomatici, della personalità, ecc.
La durata del percorso terapeutico è determinata da vari fattori e dagli obiettivi prefissati, spaziando da alcuni mesi per gli interventi mirati, ad alcuni anni per quelli più strutturati.
E’ inoltre possibile affiancare alla terapia individuale, una terapia di gruppo.
PRATICA
LE CLASSI DI ESERCIZI DI BIOENERGETICA
 Alexander Lowen introdusse le classi di esercizi di bioenergetica con lo scopo di promuovere e favorire una maggiore salute psicofisica delle persone, di prevenire malattie e disagi e, inoltre, creando un contesto sicuro e positivo in cui poter eseguire gli esercizi insieme ad altri, dare la possibilità di crescere insieme in termini di consapevolezza e benessere, favorendo l’interazione e la comunicazione.
Gli esercizi bioenergetici differiscono dalla classica ginnastica o dagli esercizi di fitness, basati sostanzialmente sulla prestazione e sul raggiungimento della “giusta” forma fisica, in quanto mirano al sentire e non al fare, all’entrare in contatto con se stessi prendendo coscienza dei propri blocchi corporei ed emotivi.
Uno dei presupposti fondamentali, infatti, della bioenergetica, è che il corpo e la mente siano funzionali l’uno all’altra e in stretta sinergia: ciò che accade nella mente,  riflette esattamente ciò che accade nel corpo e viceversa.
Credo però, che per comprendere pienamente il significato della teoria e della pratica bioenergetica, sia importante vedere brevemente ciò che ne sta alle spalle, ovvero Wilhelm Reich, che sarà maestro di Lowen e suo analista.
Reich, a sua volta allievo di Freud, decise di affrontare e approfondire le resistenze dei pazienti alla terapia psicoanalitica, individuando degli atteggiamenti difensivi cristallizzati nel corpo, che egli definì corazza o armatura caratteriale, descrivendola tanto nei suoi aspetti fisici quanto in quelli somatici ed energetici.
Reich individuò le modalità di formazione dell’armatura in specifici blocchi energetici (la libido freudiana), a seguito di un trauma o del perpetuarsi di uno stato frustrante, infatti, “lavorando sull’armatura, i pazienti avvertivano formicolii o sensazioni di correnti nel corpo che Reich chiamò Correnti vegetative, da cui: VEGETOTERAPIA CARATTERO-ANALITICA”.
La formazione reichiana fu fondamentale per la nascita della bioenergetica, consentendo a Lowen di approfondire il lavoro sul corpo e di introdurre nuove tecniche volte allo scioglimento delle tensioni muscolari e dei blocchi emotivi sottostanti.
Divenne sempre più centrale il lavoro sulla respirazione e il concetto di grounding, ovvero di radicamento a terra, concetto che appartiene esclusivamente alla bioenergetica come capacità di essere nel presente e di provare piacere.
Lowen infatti, sostituì la nozione reichiana di riflesso orgasmico, inteso come movimento ondulatorio prodotto dalla capacità di abbandonarsi completamente ai movimenti spontanei e involontari del corpo, a seguito di un processo respiratorio, con il concetto di capacità di provare piacere nella propria vita come autoespressione di sé.
Quest’ultimo concetto presuppone la capacità di sapersi ascoltare, di entrare in contatto con il proprio corpo, di vivere con pienezza e consapevolezza i flussi essenziali presenti nel nostro intimo, riconoscendo e accettando le parti dimenticate di sé.
Esse con il tempo possono trasformarsi in un delicato percorso di rievoluzione personale, che può consentire di raggiungere uno degli obiettivi sostanziali delle classi di esercizi bioenergetici: “limitare il controllo cosciente ai campi in cui esso ha effettivamente senso, per dare, invece, più spazio alla spontaneità del corpo e della mente”.
Questo processo è racchiuso in quello che potremmo definire il nucleo essenziale  della bioenergetica, nonchè suo fine ultimo, ovvero il grounding.
Ogni classe di esercizi, infatti, prende sempre il via da un esercizio di grounding e, allo stesso tempo, possiamo considerare il medesimo corso di classi di esercizi bioenergetici come un processo di progressivo radicamento nella realtà e nella propria vita.
Nonostante la parola grounding non abbia una esatta traduzione italiana, essa si riferisce alla sensazione del contatto tra i piedi e il terreno, contatto che può essere sentito in modo più o meno profondo da persona a persona e, nella stessa persona, da un momento all’altro della propria vita.
Il classico modo di dire: “è una persona che ha i piedi per terra” esprime bene il concetto di grounding, indicando colui che sa perfettamente dov’è e chi è.
“In senso più ampio , il grounding, rappresenta il contatto dell’individuo con la realtà base della sua esistenza. Egli è radicato nella terra, identificato con il proprio corpo, consapevole della propria sessualità, è teso verso il piacere”.
Nella posizione base di grounding le persone sono in posizione eretta, con i piedi paralleli e alla distanza l’uno dall’altro della larghezza delle spalle, o del bacino se esso è molto più largo delle spalle, il peso del corpo poggia sugli avampiedi, le ginocchia sono leggermente flesse, il bacino è tenuto sciolto e inclinato all’indietro, e la parte superiore del corpo è dritta e rilassata.
Questa posizione conferisce al corpo una postura salda e radicata e “implica che una persona si lasci scendere, che abbassi il suo centro di gravità, che si senta più vicino alla terra. Il risultato più immediato è di aumentare il suo senso di sicurezza”.
Il grounding, in sostanza, aiuta a ritrovare la parte più istintiva e spontanea di sé, quella meno sottoposta al controllo cosciente e che risiede nella metà inferiore del nostro corpo, la metà potremmo dire più “animale”, in cui risiedono le funzioni della locomozione, defecazione e sessualità.
Purtroppo, la cultura occidentale ha subito uno spostamento verso l’alto, quindi verso la metà superiore del nostro corpo, in cui risiedono le funzioni ritenute nobili, ovvero pensiero, linguaggio e manipolazione dell’ambiente. Tutto ciò è andato a scapito della spontaneità, della grazia e del ritmo.
Gli esercizi bioenergetici di grounding permettono di invertire questo spostamento verso l’alto, abbassando il centro di gravità del corpo nella pelvi e percependo il centro di sé nel basso ventre, in quello che le filosofie orientali definiscono hara: “La mancanza di contatto con questo centro vitale è causa di squilibrio e conduce all’angoscia e all’insicurezza”.
Due sono le regole fondamentali, o come le definice Lowen “comandamenti”, che consentono di conseguire e mantenere il giusto grounding:

1) Le ginocchia sempre leggermente flesse. Esse sono gli ammortizzatori del nostro corpo, e quando le manteniamo rigide e serrate impediamo all’energia di scorrere e di non assorbire il peso del nostro corpo che, al contrario, viene intrappolato nel fondo schiena producendo una condizione di stress che causerà fastidiosi disturbi nella zona lombo-sacrale.

2) Il ventre è in fuori. La contrazione di questa parte del corpo rende estremamente difficile la respirazione, limitandola alla zona toracica che così viene eccessivamente caricata per avere abbastanza aria. Purtroppo il taglio narcisistico della nostra società, ci impedisce di rilassare questa zona del corpo, in nome di una buona postura, un buon portamento e un bell’aspetto. Inoltre, la pancia tirata in dentro, tronca ogni sensazione sessuale nel bacino, impedendo così di godere del piacere di una parte fondamentale della nostra vita, ma che troppo spesso viene mozzata dai tabù e dai falsi pregiudizi della nostra cultura.

Oltre all’importanza di sviluppare un buon grounding, un altro obiettivo importante delle classi di esercizi bioenergetici è quello di aumentare lo stato vibratorio del corpo: la vibrazione è segno di un corpo sano e in buona salute.
Lo stato vibratorio è generato da una carica di energia nella muscolatura, e man mano che esso cresce in maniera coordinata, si formano e si diffondo delle onde pulsanti lungo tutto il corpo.
Durante le classi di esercizi le persone vengono poste volontariamente in uno stato di vibrazione, con lo scopo di renderlo regolare e delicato.
Spesso infatti possiamo notare in persone diverse, diverse qualità di vibrazione che sono indicative dello stato in cui si trova quella persona.
Vibrazioni troppo irregolari e caratterizzate da brusche scosse, sono indicative di un’ostruzione nel flusso libero dell’eccitazione o della carica, dovuto a muscoli contratti o ad uno stato di tensione cronica.
Vibrazioni sottili e caratterizzate da un fremito delicato sono indicative di un allentamento delle tensioni e di uno stato di rilassamento. In questo caso si è raggiunta la capacità di tollerare e contenere l’eccitazione e il piacere che attraversa il corpo e di assecondarne i movimenti spontanei, il che presuppone un io ancorato e identificato con il proprio corpo, un io grounded.
Quando le vibrazioni attraversano completamente il corpo, la persona si sente unita, integrata, ed ha una percezione intera di sé, sperimentando il piacere di essere pienamente vivi. Questa qualità del sentire “è percepito nella piena espansione e contrazione pulsante dell’organismo e dei sistemi di organi che lo costituiscono. È sentito come una corrente di sensazioni che riflette il fluire dell’eccitazione. È la dolce e struggente sensazione del desiderio sessuale, il lampo dell’intuizione, il desiderio intenso di vicinanza e contatto, è il fremito dell’eccitazione”.
L’esercizio fondamentale per fare iniziare le vibrazioni nelle gambe e aiutare a sentirle, nonché sviluppare il grounding e il contatto con il suolo è l’esercizio del bend-over:
Eseguire questo esercizio è estremamente semplice: dalla posizione di grounding, con i piedi distanti tra loro circa 25 cm, le punte leggermente rivolte verso l’interno e i talloni rivolti leggermente verso l’esterno, si flette il busto lentamente in avanti fino a toccare il pavimento con le dita delle mani, ma mantenendo sempre il peso del corpo completamente sui piedi. Le ginocchia devono restare un po’ flesse, la testa è completamente rilassata e il mento è rivolto verso il cuore.
Il concetto di vibrazione rientra, a sua volta, all’interno di quel processo basilare della bioenergetica che ne definisce esattamente la sua essenza: il ciclo dell’energia.
La stessa definizione che Lowen dà della bioenergetica chiarisce ogni dubbio, essa è “lo studio della personalità umana dal punto di vista dei processi energetici del corpo”.
Il postulato di base è che l’energia, al di là di quale sia la sua precisa definizione e sostanza, caratterizzi tutti i processi vitali, e che essi si arresterebbero qualora ci fosse un’interruzione di questa stessa energia.
Il ciclo energetico appare composto da quattro fasi: tensione, carica, scarica, distensione o rilassamento. Ogni classe di esercizi, per essere ben articolata, deve seguire questo ciclo sviluppando, quindi, una fase di contrazione ed una fase di espansione. Vediamo come:
In prima istanza, il muscolo o i gruppi di muscoli sui quali si sta lavorando vengono sottoposti volontariamente ad uno stato di tensione, il quale, sovrapponendosi ad una tensione preesistente e involontaria, crea una condizione di carica che stimola il corpo a reagire. Ci troviamo nella fase della contrazione.
In seguito a questa condizione di carica, il corpo reagisce scaricando e liberando lo stress contenuto in quell’area sottoposta a tensione, attraverso dei movimenti vibratori e movimenti spontanei che in genere si producono quando i muscoli raggiungono una tensione limite. Dopo la scarica, l’energia che prima era intrappolata, riprende a circolare, permettendo così alle persone di entrare in contatto con quelle parti di sé che si erano chiuse alla loro percezione. Questo crea un vissuto di benessere diffuso e l’organismo può rilassarsi. Scarica e rilassamento coincidono con la fase dell’espansione.
Come possiamo ben vedere, non è possibile parlare di carica energetica senza considerare la scarica dell’energia, in quanto sono parti di uno stesso processo, il quale, non esisterebbe se una delle sue componenti venisse a mancare: “Poiché la carica e la scarica funzionano come unità, la bioenergetica lavora simultaneamente su entrambi i membri dell’equazione per elevare il livello energetico, aprire la strada all’autoespressione e reinstaurare nel corpo il flusso delle sensazioni”.
L’obiettivo è quindi quello di creare un buon livello di energia, adeguato ai propri bisogni e alla propria condizione, attraverso il raggiungimento di un esatto equilibrio tra carica e scarica.
Il significato dell’aumentare il livello energetico di un individuo risiede proprio nella sua possibilità di scaricarsi attraverso le vie dell’autoespressione, come la voce, gli occhi, il movimento.
Le classi di esercizi di bioenergetica aiutano le persone proprio a ritrovare l’espressione libera di sé, spontanea e adeguata alla realtà, procurando un senso di benessere e di piacere che stimola l’individuo a sperimentarsi in altre attività che richiedono una maggiore  carica energetica.
Come Lowen afferma nel suo libro Bioenergetica: “È la spontaneità, non la consapevolezza, la qualità essenziale dell’autoespressione”, inoltre è proprio l’espressione autentica e libera di sé che genera una esperienza di piacere molto elevata.
Ma, è importante chiarire che quando si parla di autoespressione, non ci si riferisce all’agito impulsivo, quest’ultimo è solo in apparenza una forma spontanea di espressione di sé, perché in realtà è fortemente condizionato dalle esperienze precedenti: “Il piacere dell’autoespressione non dipende dalla risposta dell’ambiente; l’autoespressione è piacevole in sé”.
Il piacere dell’autoespressione, infatti, raggiunge il suo culmine proprio quando spontaneità e controllo interagiscono in perfetta sinergia, creando così una coordinazione di movimento armoniosa ed equilibrata.
Da tutto ciò, ne consegue, che un organismo è tanto più capace di esprimere se stesso quanto più è elevata la sua motilità e il livello energetico che ne sta alla base: “Energia e autoespressione sono collegate da una linea diretta: energia → motilità → sentimenti → spontaneità → autoespressione.
Questa sequenza opera anche all’inverso”.
Lowen racchiude questi concetti in uno schema che esemplifica l’interrelazione fra i tre elementi della personalità: vita interiore (contatto con se), espressione esteriore (espressione di se), individualità (possesso di se).
LE COORDINATE DELLA CLASSE DI ESERCIZI BIOENERGETICI
Condurre in modo appropriato una classe di esercizi bioenergetici è un compito tutt’altro che semplice, in quanto richiede non solo una interiorizzazione di tutti i concetti, le nozioni e i processi precedentemente trattati e che stanno alla base della Bioenergetica, ma richiede anche una acquisizione di abilità e competenze specifiche e una somma di esperienza non indifferente, a partire proprio dalla consapevolezza della propria persona in relazione agli esercizi bioenergetici.
Un bravo conduttore di classi di esercizi deve aver maturato dentro di sé una serie di abilità è qualità che gli consentano da un lato di padroneggiare la classe stessa in modo tale da garantirne la sua efficacia, in merito al raggiungimento degli obiettivi di una classe di esercizi, e dall’altro lato che gli consentano di gestire la classe rispettandone la sua specifica natura e i suoi limiti.
In tal senso, il conduttore deve sempre tenere in considerazione una serie di coordinate da rispettare e che caratterizzano le classi di esercizi di bioenergetica.
Esse sono: 1. Lo spazio; 2. Il tempo; 3. Il numero di partecipanti; 4. L’uso delle parole; 5. Gli obiettivi; 6. I limiti; 7. La conduzione.

•    Lo spazio in cui si svolgeranno le classi di esercizi di bioenergetica, deve essere rispondente alle necessità che le classi stesse impongono, ovvero quelle di fornire ai partecipanti un senso di protezione, accoglienza, riservatezza, ma anche di benessere e di agio.
Di conseguenza, lo spazio in cui si svolgeranno le classi di esercizi dovrà essere  sufficientemente grande, tenendo in considerazione il numero dei partecipanti, un posto pulito, accogliente, dotato possibilmente di tappeti o comunque di un pavimento che consenta di stare tranquillamente a piedi nudi e di sdraiarsi per terra.
Dovrà essere inoltre situato in una zona tranquilla, in cui non ci sia troppo rumore o traffico automobilistico, per favorire nei partecipanti la concentrazione giusta e il pieno contatto con se stessi. Inoltre dovrà essere uno spazio che consenta di potere utilizzare la voce liberamente, senza arrecare disturbo e senza creare nei partecipanti uno stato di inibizione.

•    Il tempo, ovvero la durata delle classi di esercizi, in genere varia da un minimo di quarantacinque minuti a un massimo di un’ ora e mezza . Il tempo, in ogni caso, deve essere di durata tale da consentire di toccare tutte le parti del corpo e lavorare su tutti i segmenti corporei, sciogliendo i blocchi e le tensioni che si possono presentare.

•    Il numero dei partecipanti deve rientrare anch’esso in limiti precisi, sia in relazione alla partecipazione massima che a quella minima.
Perché si possa definire una classe di esercizi di bioenergetica è necessario che vi sia un limite minimo di quattro partecipanti, perché lavorare con un numero inferiore di persone significherebbe snaturare la classe stessa, nonché correre il rischio di entrare in un lavoro quasi individuale che potrebbe facilmente portare a oltrepassare i limiti di una classe di esercizi, entrando in ambiti più profondi che non sono di sua competenza.
Inoltre, è importante tenere in considerazione il fatto che molte persone si trovano in grande difficoltà a lavorare in un gruppo troppo piccolo, il quale,  se in alcuni può creare un senso di maggiore protezione e accoglienza, in altri può invece creare un forte disagio dovuto ad una maggiore esposizione e visibilità.
Anche la partecipazione massima deve essere limitata a venti persone circa, perché lavorare con un numero superiore vorrebbe dire incorrere facilmente nel rischio di una pessima conduzione.
Durante le classi di esercizi è sicuramente importante che il conduttore partecipi con il gruppo stesso nello svolgimento degli esercizi, ma allo stesso tempo è importante che egli presti attenzione ai singoli al fine di correggere posizioni erronee, di essere presente se un partecipante si scioglie in una emozione o anche di essere in grado di cogliere certe esigenze che emergono da più parti del gruppo, in modo da potere così modificare l’andamento della classe stessa.
Prestare attenzione a tutti questi aspetti diventa ovviamente molto difficile se si lavora con un gruppo eccessivamente numeroso, si rischia infatti non solo di portare la classe di esercizi ad un livello di mera prestazione, ma anche di non essere in grado di fornire ai partecipanti la giusta attenzione e sicurezza, dando una immagine di poca professionalità e di incompetenza.

•    L’uso delle parole nelle classi di esercizi bioenergetici deve essere ridotto all’essenziale e comunque mirato a favorire l’attenzione dei partecipanti verso il loro corpo. A tale scopo, le spiegazioni verbali degli esercizi devono essere date a piccole dosi, devono essere brevi e concise, al massimo, in alcuni specifici esercizi può essere brevemente spiegato il suo campo d’azione e lo scopo.

•    L’obiettivo è quello di condurre le classi “massimizzando l’azione e minimizzando la discussione”, in modo che venga evitata qualsiasi tipo di spiegazione o di ricerca mentale.
L’abilità di un conduttore esperto consiste nel portare i propri partecipanti ad abbandonarsi al proprio corpo e a ciò che esso porta, perché nel momento in cui si sperimenta un vero contatto con il proprio corpo, attraverso gli esercizi bioenergetici, si sperimenta al tempo stesso un vero contatto con la realtà, con ciò che si sente realmente.
Come afferma Ellen Green Giammartini raccontando delle sue prime esperienze come conduttore di classi di esercizi: “Scoprii anche che l’abilità del conduttore consiste meramente nel dirigere l’attenzione senza dire ai partecipanti che cosa dovrebbero sentire, ma semplicemente aiutandoli ad arrivare al sentire, qualsiasi siano i sentimenti e le sensazioni nel loro corpo”.
Gli obiettivi delle classi di esercizi bioenergetici sono: l’integrazione, l’autoregolazione energetico-emozionale, la crescita.
Il concetto di integrazione si riferisce ad un processo profondo che si esprime con l’instaurarsi di un legame equilibrato e di reciproca collaborazione tra le tre parti del corpo: testa, torace, bacino e le corrispondenti funzioni dell’intelletto (mente), dell’affettività (cuore), della sessualità (istinto).
Accade però che, un po’ per la nostra cultura occidentale frenetica, basata sul fare ed estremamente razionale, un po’ per una questione anatomo-fisiologica, siano proprio le estremità del corpo, ed in modo particolare la testa, ad essere enfatizzate e valorizzate, avendone quindi più coscienza.
Mentre, le parti più interne del corpo, come il torace e il bacino, vengono generalmente meno attenzionate rimanendo in una posizione più nascosta rispetto alla coscienza. Ma, “è proprio all’interno che, ovviamente, si trova il centro di gravità del corpo, appena un poco sotto l’ombelico, potremmo dire: nel laboratorio della vita, nel centro vitale ed energetico del corpo”.
Ecco che ci ritroviamo ad avere a che fare con due elementi antitetici, il pensare e il sentire, che da bravi opposti tendono ad agire e a manifestarsi in un modo apparentemente inconciliabile e incomunicante.
L’elemento che riesce a creare l’armonia e quindi l’integrazione è proprio il cuore con la sua funzione dell’amare e dell’affettività: “dal nostro cuore fluisce il calore che ci unisce al mondo in cui viviamo. Questo calore è l’amore. L’obiettivo di ogni terapia è di aiutare una persona ad accrescere la propria capacità di dare e ricevere amore – di espandere il suo cuore e non solo la sua mente”.
Integrare le tre parti del corpo presuppone anche l’integrazione di tutti gli organi interni a queste aree corporee, il nostro organismo può essere infatti definito come uno spazio strutturato pulsante, in senso verticale (energia/movimento tensiva?), orizzontale (contenitiva?) e circolare (radiante?). Il nostro organismo, d’altronde, prende origine da una unica cellula da cui si sviluppano, per differenziazione, tre foglietti embrionali dai quali derivano tutti gli organi del corpo.

Essi sono: ectoderma→pelle e sistema nervoso,
mesoderma→muscoli, vasi sanguigni e le ossa,
endoderma→i visceri e il tessuto connettivo.

Il processo di integrazione, quindi, deve comprendere anche questi tre strati nonché le due direzioni del ciclo energetico: carica e scarica.
 L’obiettivo dell’autoregolazione è conseguente al processo di integrazione e consiste  nel raggiungimento di una consapevolezza interna delle funzioni delle tre parti del corpo. Consiste nella capacità di mantenere e recuperare l’equilibrio tra gli opposti, tra cui le due direzioni energetiche di carica e scarica.
In una classe di esercizi bioenergetici i partecipanti imparano a creare, proprio con l’energia e con la consapevolezza di cui rientrano via via in possesso, una struttura di autocontenimento e autoregolazione: una struttura psicofisica che consente loro di lasciarsi andare, di arrendersi ai propri sentimenti e alle proprie emozioni, senza paura di esserne sopraffatti.
L’obiettivo della crescita è una conseguenza del processo di integrazione e di autoregolazione: “il movimento è l’essenza della vita, i suoi due aspetti sono la crescita e il declino (…) Se la crescita, intesa come sviluppo della personalità, si arresta, inizia un declino che, se all’inizio può essere impercettibile, prima o poi diventa però evidente”.

Ciò significa che attraverso le classi di esercizi i partecipanti possono intraprendere un percorso che consente loro di sviluppare la loro personalità, rafforzando l’io, mediante un processo di progressivo radicamento finalizzato all’espansione.

•    I limiti delle classi di esercizi bioenergetici sono fortemente correlati allo scopo e alla natura del lavoro che si svolge all’interno delle classi stesse.
È importante, innanzi tutto, che il conduttore abbia le idee chiare riguardo ciò e che sia dotato di capacità e di integrità professionale, al fine di mantenere e riportare sempre le classi di esercizi all’interno dei propri limiti.
Il limite primario che deve essere rispettato è quello di non spingere mai le classi di esercizi al punto tale da entrare in un lavoro più profondo, come quello che si svolge in analisi bioenergetica: “Si deve mantenere il lavoro all’interno di limiti specifici, incoraggiando nello stesso tempo il fluire dell’energia (non bloccandola) e tutto questo mentre si conduce un esercizio per, diciamo, dieci persone”.
Il compito è tutt’altro che semplice, dato che gli esercizi bioenergetici sono dotati di un forte potenziale e sono molto spesso gli stessi che si utilizzano in un contesto terapeutico, ma il loro scopo non è quello di riparare ma di evolvere.
Un conduttore di classi di esercizi ha nelle proprie mani delle potenti tecniche terapeutiche che deve essere in grado di gestire efficacemente al fine di proprio di non renderle tecniche terapeutiche potenti, e questo richiede lo sviluppo di abilità discriminatorie sottili riguardanti: 1- la scelta degli esercizi, 2- la sequenza e 3- la loro durata, nonché 4- la capacità di cogliere le reazioni dei partecipanti agli esercizi proposti, in modo 5- da poter modulare il ritmo e l’andamento della classe in base alla tolleranza dei partecipanti agli esercizi stessi.
Inoltre, nonostante gli esercizi bioenergetici abbiano una forte risonanza a livello emotivo e psicologico, nelle classi non è contemplato un momento di elaborazione verbale dei vissuti che emergono e di integrazione analitica con il conduttore.
Ciò non vuol dire che i partecipanti siano abbandonati a loro stessi e alle loro emozioni, ma semplicemente che non vi sarà nessuna rielaborazione analitica del vissuto.
Il compito del conduttore è quello di sostenere nei momenti di difficoltà, essere una presenza che garantisce contenimento al gruppo e alle singole persone che si trovino a vivere delle emozioni che da sole non riescono ad arginare.
In sintesi, quindi, possiamo dire che le classi di esercizi devono servire a sbloccare l’energia intrappolata all’interno del corpo e accrescere la motilità esterna ed interna di ogni persona, possono quindi essere un valido supporto ad un lavoro di analisi, o un modo per approcciarsi alla bioenergetica senza entrare in processi più profondi e impegnativi, o un modo per continuare a prendersi cura di sé anche al termine di un percorso terapeutico.

•    In ultimo rimane la conduzione, elemento che è già stato abbondantemente trattato all’interno delle coordinate precedentemente considerate.
Sono già emerse, infatti, le diverse abilità e capacità che un buon conduttore deve sviluppare, anche attraverso l’esperienza: la padronanza nel gestire la classe di esercizi, nel riuscire sempre a riportarla entro i suoi ben precisi limiti, la capacità di utilizzare nel modo giusto le parole, l’abilità di saper supportare i singoli partecipanti nei momenti di difficoltà e la capacità di stare al contempo attento all’andamento del gruppo, ecc…In modo generico possiamo raggruppare le capacità del conduttore delle classi di esercizi in tre categorie: 1) Creatività; 2) Ritmo; 3) Sintonizzazione con il gruppo.

1.    Con il concetto di creatività si intende la capacità del conduttore di saper essere sempre innovativo e di saper trovare il suo personale stile di conduzione che renderà le sue classi di esercizi uniche e originali.

2.    Con il concetto di ritmo intendiamo invece la capacità di saper trovare sempre il giusto andamento della classe, in base anche al gruppo che si ha di fronte e al livello di energia che esso porta.

3.    La sintonizzazione con il gruppo è fortemente legato all’aspetto precedente, infatti, si intende la capacità di saper ascoltare e osservare costantemente quello che avviene nel gruppo e i messaggi, diretti e indiretti, che esso manda.
CHE COS’E’ UNA CLASSI DI ESERCIZI DI BIOENERGETICA
La classe di esercizi bioenergetici (EB) è costituita da un gruppo di partecipanti di numero compreso tra i 4 e i 20, condotta da un terapeuta o conduttore, in un ambiente tranquillo e in cui ci sia la possibilità di muoversi con il corpo e di poter usare la voce. I tempi variano dai 45 ai 90 minuti per classe. Il gruppo è guidato dal conduttore nella realizzazione di esercizi.
Gli esercizi bioenergetici possono essere praticati da tutti, non solo dalle persone sane, che possono vivere le classi EB come un’occasione di crescita personale e aumento della propria consapevolezza, ma anche da persone che soffrono di malattie del corpo di origine psichica e malattie nevrotiche quali per esempio l’ansia.
Gli esercizi bioenergetici, permettendo un contatto maggiore e più profondo con se stessi e con la propria sensibilità psico-fisica, può condurre la persona a sperimentare emozioni, sensazioni e sentimenti mai provati fino a quel momento.
Chiaramente, la parola “esercizi”, in questo contesto ha un significato diverso rispetto a quello che possiamo attribuirgli normalmente, in quanto, l’esercizio in sé può diventare, nel contesto della classe, una tecnica terapeutica efficace. Anche l’uso stesso della parola ‘esercizio’ può portare a creare qualche forma di confusione. Un esercizio all’interno di una classe può così rappresentare una tecnica terapeutica all’interno di un contesto diverso come può essere l’analisi bioenergetica. E’ importante quindi che il conduttore di classi di EB sia in grado di mantenere l’obiettivo principale dell’intervento evitando di trasformare la classe in una seduta terapeutica.
La classe EB, quindi, non va confusa con la terapia di gruppo. Per quanto possano emergere certe valenze terapeutiche, la classe non può sostituire la terapia. La classe EB lavora sul fronte evolutivo, attraverso lo sviluppo della personalità e può essere attuata in parallelo o alla fine di un analisi personale. Ad ogni modo, anche se la classe EB non mira a sostituirsi alla terapia, la frequenza e la regolarità dell’esecuzione può aiutare in modo notevole le persone a stabilire un contatto maggiore con il proprio corpo, la sensazione di sentirsi vivi e vitali e la capacità di provare piacere.
E’ esperienza fondamentale durante il lavoro nella classe EB che la persona si sperimenti come corpo e faccia l’esperienza di sentire e sperimentare il proprio corpo. Inoltre, la persona, entrando in maggiore contatto con il proprio corpo, avrà modo di sentire le emozioni direttamente come sensazioni corporee: la paura, la disperazione o la rabbia sono emozioni che hanno un loro corrispettivo stato di tensione corporeo.
Diventare consapevoli del corpo in questi stati emozionali è uno degli obiettivi della classe EB. 
Durante una classe EB, il conduttore, attento a notare sia il clima del gruppo da condurre sia la condizione fisica ed emotiva dei singoli partecipanti, propone un percorso articolato in più fasi quali: 1- il riscaldamento del corpo, 2- una serie di esercizi a tema e 3- una fase conclusiva che passa attraverso la posizione del bend-over e della posizione in piedi. A quest’ultima può seguire una breve fase di elaborazione e condivisione in gruppo dei vissuti personali.
Trovarsi in contatto con sentimenti fino a quel momento repressi e mai insorti, può costituire comunque un problema per chi non ha ancora sviluppato un senso di radicamento maggiore della propria persona. Viene a mancare quindi una solida base su cui appoggiarsi per potersi sentire sicuri nell’affrontare una situazione emotiva molto intensa e chiaramente avvertita come pericolosa.
Un altro importante aspetto del lavoro nelle classi di EB è quella cosiddetta vibrazione che si avverte durante alcuni lavoro sul corpo. La vibrazione indica che c’è un sano funzionamento muscolare ed è costituita da scariche che attraversano le fibre muscolari e danno la sensazione di un flusso continuo, dal momento in cui il blocco di alcune cinture di tensione viene aperto e la scarica può fluire con un certo ritmo attraverso il corpo. La vibrazione conduce l’attenzione della persona che svolge l’esercizio a quella parte del corpo in cui fluisce la scarica, raggiungendo una maggiore consapevolezza di quella specifica parte del corpo. Può accadere che una persona prenda consapevolezza delle proprie gambe o del proprio radicamento e del contatto dei propri piedi con la terra solo dopo aver provato la vibrazione che fluisce in queste parti del corpo. Così, attraverso la vibrazione vi è un aumento della consapevolezza sia del proprio corpo, che viene avvertito come più vivo e animato sia del contatto con la terra, quindi del proprio radicamento o grounding.

Questo concetto, il grounding (radicamento-congruenza) è alla base di tutto il lavoro bioenergetico. Esso è un processo rappresentato dal flusso energetico che attraversa globalmente il corpo in senso verticale, dalla testa ai piedi e viceversa, accompagnato dalla respirazione che contribuisce a dargli una ritmicità e trasformando questo flusso in uno strumento capace di integrare e radicare la persona, cioè dare alla persona un senso di continuità, di unità e nel contempo di solidità.

Gli altri obiettivi principali delle classi EB sono quelli di aumentare la padronanza di se stessi, aumentare la spontaneità e l’espressività, aumentare la consapevolezza di se stessi e il contatto con le proprie emozioni.
Durante una classe di esercizi la persona lavora simultaneamente su due polarità energetiche distinte: carica e scarica dell’energia al fine di elevare il livello energetico, migliorare il livello di auto-espressione e ristrutturare nel corpo eventuali flussi energetici interrotti.
La Classe di Esercizi Bioenergetici si colloca oggi, nella nostra cultura, secondo una prospettiva diversa, più orientata al corpo che alla mente, più al sentire che al pensare. L’attenzione è diretta ai corpi, senza una specifica indagine mentale sulle sensazioni ed emozioni. In pratica, rimettiamo come base l’istinto e il sentire, piuttosto che la testa e il pensare. Il conduttore guiderà i partecipanti alla classe a stare più sul sentire un’emozione, a lasciarla fluire, diventare consapevoli e accettare quella sensazione o quella particolare emozione scaturita durante un particolare esercizio.
ESEMPI DI ESERCIZI BIOENERGETICI: l’arco bioenergetico
Scegliere tra i moltissimi esercizi bioenergetici non è facile, perchè  consentono di sperimentare varie parti di te: quella timida, quella arrabbiata, quella che ha paura, che si vergogna, quella bambina, quella forte, ecc..
Inoltre, gli esercizi bioenergetici sono fortemente legati al momento che ti trovi a vivere, a come stai il quel periodo della tua vita, ai cambiamenti che magari ti stai trovando ad affrontare, per cui succede che degli esercizi che fino a poco tempo prima non ti portavano a nulla, improvvisamente ti mettono di fronte ad emozioni e vissuti che non avresti mai immaginato di provare, acquistando un significato diverso rispetto al passato.
Credo però che, al di là di quanto detto, vi siano alcuni esercizi che nonostante la facilità di esecuzione e l’apparente semplicità, in realtà abbiano sempre e comunque un potere grandissimo, dato dalla capacità di metterti immediatamente in contatto con il tuo corpo, come l’esercizio di grounding, di bend-over e l’arco bioenergetico.
Quest’ultimo è proprio l’esercizio che ho deciso di trattare in questa parte finale .
L’arco è un esercizio di apertura che consente di favorire in modo completo la respirazione, rilassando le tensioni nella zona toracica e nel bacino, serve ad aumentare la flessibilità delle caviglie, delle ginocchia e della schiena, favorendo così un libero fluire dell’energia vitale nel corpo.
Nonostante questo esercizio conduca ad un profondo contatto con il suolo, in quanto l’arco è un grounding che mira quindi al radicamento della persona, chi lo esegue ha allo stesso tempo l’opportunità di sperimentare una totale sensazione di espansione verso l’esterno, gli altri…verso la vita.
Esecuzione dell’esercizio:
dalla posizione eretta con i piedi distanti quaranta centimetri circa e le punte delle dita dei piedi rivolti leggermente verso l’interno, piegare entrambe le ginocchia senza mai sollevare i talloni, mantenendole allineate con le punte dei piedi.
Posizionare le mani a pugno dietro le vertebre lombari, portando il bacino un po’ in avanti, ma senza scaricarlo completamente, e inarcare la schiena sopra i pugni, assicurandosi sempre che il peso del corpo rimanga sugli avampiedi.
È importante sentire i glutei rilassati, l’ano aperto, il collo è rivolto leggermente all’indietro ma senza mai lasciarlo cadere completamente, perché questo determinerebbe una spezzatura in questa fascia corporea.
La bocca è mantenuta aperta per facilitare la respirazione e l’emissione di suoni consoni ai vissuti e sensazioni personali.
L’esercizio dell’arco è uno dei primi esercizi che fu sviluppato da Lowen con lo scopo di aumentare il grounding e quindi rafforzare il contatto con il suolo, accrescendo la sensazione di stare bene sulle proprie gambe e sui propri piedi.
L’arco viene anche definito “posizione fondamentale di sforzo” in quanto, come abbiamo potuto vedere dalla spiegazione dell’esercizio, il corpo inarcato all’indietro viene posto in una situazione di carica, in totale apertura ed espansione verso l’esterno. Quando, nella posizione di arco, le parti del corpo sono bene equilibrate avviene che il punto centrale delle spalle si trova perfettamente sopra al punto centrale dei piedi, e la linea che immaginariamente li collega è un arco perfetto.
Nella realtà, però, non accade mai che si riesca a sviluppare immediatamente un arco perfettamente equilibrato, in quanto i disturbi corporei che normalmente tutti sviluppiamo impediscono di svolgere l’esercizio correttamente.
L’arco, come abbiamo già detto, è un grounding che apre in modo completo la respirazione attraverso l’espansione e il rilassamento delle tensioni del bacino, del diaframma e del torace, favorendo così il libero fluire dell’energia nel corpo.
È fondamentale, mentre si esegue l’esercizio, respirare pienamente e profondamente, cercando di mantenere l’integrità e il retto funzionamento del corpo anche mentre si è sotto sforzo.
ESEMPI DI ESERCIZI BIOENERGETICI: il grounding
La posizione di grounding con il quale si apre la classe EB rappresenta un assetto posturale e respiratorio di equilibrio ed espressività molto importante ai fini della valutazione da parte del conduttore, della persona che partecipa alla classe, del suo modo di porsi nella vita, di ‘stare nel mondo’ e della sua tipologia caratteriale. La posizione di grounding, quindi, ci dice molto sulla persona che la assume, proprio perché, essendo una posizione di maggiore contatto con se stessi, nel suo apparente stato immobile comunica molto più delle parole sui processi psichici e sugli stati di tensione e sulla personalità del soggetto che assume tale posizione.
Per descrivere la posizione di grounding proviamo a immaginare di assumere una posizione eretta, con i piedi paralleli, l’apertura delle gambe relativa alla larghezza del bacino, le ginocchia leggermente flesse, il bacino leggermente retratto, il peso del corpo sugli avampiedi e la testa allineata con il busto con lo sguardo fisso in avanti.
Questa posizione appena descritta risulterà inizialmente abbastanza scomoda per i più, ma quando tutta la muscolatura sarà rilassata, il dolore scomparirà, lasciando la sensazione che la posizione assunta sia molto naturale. E’ una posizione in cui ci si deve abbandonare all’idea di lasciarsi sostenere dalla terra!
La respirazione, in questa posizione avverrà tramite la bocca e sarà lenta e profonda coinvolgendo il ventre che si dilaterà durante la fase inspiratoria, accompagnato dal movimento di apertura del torace, delle spalle e della schiena che tende ad inarcarsi verso l’alto permettendo all’ossigeno di arrivare sia alla parte inferiore dei polmoni che ai quarti superiori. E’ importante che durante questa posizione, si coinvolga il principale muscolo della respirazione che è il diaframma.
Inoltre, la respirazione sarà accompagnata da un movimento di spinta dei piedi verso il basso durante la fase di inspirazione e di raccoglimento, rilassamento e chiusura durante la fase espiratoria con rientro del bacino, minore spinta sui piedi, chiusura delle spalle e innalzamento del diaframma con relativo rientro dell’addome e spinta sui polmoni in modo da svuotarli totalmente.
Il grounding così rappresenta un respiro a tutto corpo in cui testa e piedi attingono da cielo e terra ed è possibile un’integrazione fra le tre zone del nostro corpo: collo, petto e vita; mente, cuore e istinto. Il fluire dell’aria, accompagnato dal movimento del corpo comporta la sensazione di un’onda che attraversa il corpo sciogliendo le tensioni e ristabilendo un’integrità delle tre aree. La posizione di equilibrio del grounding e la respirazione associata, allinea la persona dalla testa ai piedi lungo un unico asse che collega la parte superiore ad una base percepita come solida e sicura. In questa posizione è possibile lasciare fluire liberamente l’energia, la vibrazione che sarà avvertita come sensazione di flusso che scorre.
Per tutta la nostra vita siamo stati abituati a pensare e il pensare è diventato quasi meglio del sentire .
Il grounding è un assetto posturale in cui la persona sperimenta sensazioni di fiducia e di sostegno, di connessione al suolo. La sensibilità al contatto con il suolo è maggiormente garantita sia dal peso del corpo che è spostato leggermente in avanti, in modo che comunque la persona non cada in avanti, ma resti in una posizione di equilibrio, ed è anche garantita dalla flessibilità delle ginocchia che essendo sbloccate, favoriscono un maggiore passaggio delle scariche energetiche. La persona che assume questa posizione, quindi, avvertirà un maggiore senso di radicamento alla terra sotto i piedi. Il lavoro sul grounding è dunque fondamentale per restituire alle gambe la sensibilità al suolo e restituire alla persona la sensazione di essere radicata, avere basi solide sulle quali sperimentare emozioni e vissuti che fino a quel momento erano stati allontanati dalla propria percezione e consapevolezza.
Durante il grounding l’attenzione della persona si sposta dalla mente e il pensare, al sentirsi in connessione con l’alto e il basso, dalla testa ai piedi.

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