lunedì 19 settembre 2011

 

IDENTITA’- BISOGNI- LIMITI

Quando neghiamo un bisogno, non esprimiamo più una parte di noi stessi: se ad esempio c'è bisogno di sicurezza ma non possiamo fidarci degli altri, non avvertiamo più il bisogno di sicurezza. La gratificazione, il riconoscimento dei  bisogni ed il riconoscimento dei confini, cioè la soddisfazione dei  limiti (ad esempio il bisogno di sicurezza) è quello che fa nascere  e favorisce il  senso di identità e permette di dire: ‘Io sono’. Avere un limite non è riduttivo, non è un impedimento,  ma è una possibilità: deriva dalla parola  'limens' che significa sia 'confine' che 'sentiero'.  Il limite è un sentiero da percorrere che dà senso ai nostri confini. Il limite in questo caso diventa la possibilità della nostra identità. Attraverso i nostri limiti possiamo sentirci vulnerabili, essere vulnerabili, ma senza essere fragili. A volte si impara a non mostrare i bisogni. Per non sentire i conflitti  che ci sono e l’impossibilità di soddisfarli e si arriva a non sentirli. Si rinuncia a credere di avere i bisogni e si costruisce una visione del mondo che si basa sul ‘bisogno di non avere bisogno’. Si rinuncia così ad una parte di se, come se fosse sbagliata. Ad esempio si potrebbe avere bisogno di amore,  ma si sente e si pensa che ‘la gente sia cattiva’ e così si nega questo bisogno, non si sente più e si rinuncia a quella parte di se che  manda quel segnale. Questo compromesso aiuta ad adattarsi, a non sentire 'il vuoto' ma indica anche che si è ‘compromessi’ avendo rinunciato ad una parte di se stessi: infatti la soddisfazione del bisogno avrebbe reso più sicuri, più forti. Avendo rinunciato non si è  integri e si è meno forti di come si potrebbe essere. E’ la mancata soddisfazione del bisogno che rende più deboli e non la percezione della sua presenza. Questi sono i bisogni ‘carenziali’ cioè quelli dei quali si è dovuto fare a meno per sopravvivere. E’ un po’ come quando si elimina la spia luminosa che indica la mancanza di olio nel motore dell'automobile. Sembra che il problema non ci sia più, ma la realtà è che non se ne è consapevoli, fino a aquando la macchina si ferma. Questo vuol dire che i bisogni sono la possibilità per crescere, esplorarci e per essere umani.

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